
Dopo le vicende passate delle stragi di Stato, la strategia della tensione, gli anni di piombo e le centinaia di morti sulle piazze italiane non dovremmo più stupirci di nulla.
Ed infatti la notizia, apparsa su La Repubblica di sabato scorso, non sembra abbia suscitato particolare clamore, quasi a significare che tutti ce l'aspettassimo.
In breve la cronaca dei fatti.
Mercoledì 16 aprile una studentessa sudafricana scende, intorno alle 21, da un autobus alla stazione di La Storta, nella periferia nord di Roma.
Un rumeno, Joan Rus, la minaccia con un coltello e la costringe a seguirlo in un terreno appartato dove la violenta e poi la ferisce gravemente, col coltello, all'addome.
Alle 22:30 una pattuglia dei Carabinieri, chiamata da due testimoni del fatto, arresta il rumeno e la ragazza viene ricoverata all'ospedale San Filippo Neri.
La notizia viene tenuta segreta fino alle 14 del 19 aprile.
Poi entrano in gioco i due "angeli salvatori".
Uno è Massimiliano Crepas, che si da malato quando viene convocato per l'interrogatorio, l'altro, un certo Bruno Musci, ha precedenti per spaccio di stupefacenti e anche due dei suoi figli, Marco e Roberto, non sono perfettamente lindi (uno dei due è detenuto).
Il 20 aprile Musci è al San Filippo Neri dove "casualmente" scopre che è ricoverata la ragazza stuprata e ferita e, ancora "casualmente", incontra Barbara Bardelli, candidata per la Rosa Bianca di Marco Baccini. Il giorno dopo Bruno Musci viene immortalato sullo sfondo della fotografia, pubblicata su Il Messaggero, in cui Alemanno e Baccini sigillano con una stretta di mano il patto per la legalità e l'apparentamento elettorale.
Il rumeno arrestato, nel frattempo, ha dato incarico, per la sua difesa, a legali che, con le sue attuali finanze, non potrà mai permettersi e, "casualmente", questi sono di destra.
Ora sorgono alcuni dubbi...
Come mai i Carabinieri hanno tenuto nascosto il fatto per tre giorni?
Come mai i legali di Rus hanno chiesto una perizia psichiatrica che non permetterà il suo interrogatorio a tempi brevi?
Poi c'è una signora rumena che conosce Rus. Si presenta in Procura dicendo che quel tipo (il Rus) avrebbe fatto qualsiasi cosa per soldi e che nella comunità rumena, nei giorni precedenti il 16 aprile, girava la voce di un imminente episodio che avrebbe screditato l'intera comunità.
L'inchiesta è segretata ma, questo è certo, qualcuno sta spingendo affinché il rumeno sia considerato, nella perizia psichiatrica, disturbato e non soltanto alla ricerca di facili guadagni.
Chi abbia interesse in fatti come questo è fin troppo facile immaginarlo.
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