9 Maggio 1978, trent'anni fa, veniva ucciso l'On. Aldo Moro, allora Presidente della Democrazia Cristiana.
Di cose ne sono state dette tante, cinque processi ed anni di inchieste non hanno fatto luce né sulle modalità del sequestro e della prigionia di Moro né sul suo assassinio.
Ci sono state tante chiacchiere, tante storie, alcune delle quali hanno del fantastico, e tanti racconti, tra cui la testimonianza di Mario Moretti che afferma di essere stato l'esecutore materiale dell'omicidio. Insomma tanta "carne al fuoco" ma assolutamente poca chiarezza e poche verità.
C'è stato, addirittura, uno dei capi storici delle Brigate Rosse, Renato Curcio, che dice ad un altro capo delle BR, Alberto Franceschini: "Mi sono convinto che Moretti è una spia, è lui che mi ha fatto arrestare."
Poi ci sono alcuni, pochi, fatti.
Negli atti dell'inchiesta del primo processo Moro è possibile trovare scritto, tra le perizie sulla morte: "... nel fatto vennero impiegate sicuramente due armi".
Più avanti:"... calibro 7,65 Browning 32 AUTO, che sparò almeno 10 colpi (cartucce di fabbricazione Western-Winchester con marchio sul fondello "W-W 32 AUTO, proiettili di tipo interamente mantellato in giding)..."
Ed ancora: "... almeno un colpo (cartuccia G.F.L. 9mm 34,75, ossia di fabbricazione per le forze amate 1975) ...".
Da questi fatti cosa se ne deduce? Che sparò più di una persona e furono usate munizioni destinate alle forze NATO (le 7,65 Browning di tipo interamente mantellato in giding) ed utilizzate dalla nostre forze armate (le cartucce G.F.L. 9 mm 34,75).
Bisogna aggiungere che chi si occupava della logistica, all'interno delle BR, acquistava regolarmente le munizioni utilizzando documenti falsi e, in base a quanto hanno sempre dichiarato, non sono mai state acquistate armi o munizioni nel mercato clandestino o tramite canali usati dalla criminalità.
Infine c'è il famoso memoriale Moro o, per lo meno, ciò che di questo memoriale ci hanno fatto conoscere. Verso la fine della sua prigionia Moro scrive: "... io desidero dare atto che alla generosità delle Brigate Rosse devo, per grazia, la salvezza della vita e la restituzione della libertà. Di ciò sono profondamente grato."
Bisognerebbe anche tenere conto del fatto che, in questa nostra Repubblica, non si è mai conosciuta la verità sui più gravi fatti di sangue, sulle stragi. Non si capisce, quindi, perché i cittadini italiani debbano, riguardo al caso Moro, essere correttamente informati della verità.
Il ricordo, in questo trentesimo anniversario, torna a quei giorni, durante i quali si tennero numerose discussioni, oltre che nella direzione strategica delle BR (delle quali si sa ben poco), anche nelle sedi e nelle assemblee del Movimento delle quali, per diretta partecipazione, si è a conoscenza di ogni particolare.
Torna alla mente il fatto che si era più che certi che la liberazione di Moro sarebbe stata politicamente enormemente più vantaggiosa, per tutto il movimento antagonista, e quindi anche per le BR che in quel movimento sostenevano di collocarsi, anche alla luce del fatto che Moro, durante la sua prigionia, aveva finito per dissociarsi completamente dal suo partito, comunicando di volerne uscire rinunciando a qualsiasi carica. La Democrazia Cristiana, insieme a tutto il fronte della "fermezza" che negava qualsiasi trattativa, alla fine del sequestro, con la liberazione di Moro, ne sarebbe uscita con le ossa rotte.
L'esecuzione della sentenza di morte, invece, avrebbe portato, come in effetti è successo, alla fine non solo delle BR, che avrebbero perso l'appoggio e la simpatia che, fino ad allora, avevano trovato sia tra i lavoratori delle grandi fabbriche del nord e sia in alcune frange del Movimento, ma alla fine del Movimento stesso.
Ci si rendeva conto perfettamente che la liberazione di Moro avrebbe creato una grossa frattura all'interno della DC, mentre la sua morte sarebbe stata fatale per tutto il movimento antagonista.
Ebbene, le BR scelsero, incredibilmente ed in maniera suicida, la seconda soluzione.
Di fronte a qualsiasi evento di questo tipo bisognerebbe sempre domandarsi: a chi conviene?
Come normalmente avviene in qualsiasi fatto criminoso nel quale si cerca il movente per poter identificare i responsabili, anche in questo caso è tra coloro che hanno tratto profitto dalla morte di Moro che bisognerebbe cercare gli assassini.
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